giovedì 11 giugno 2020

Chi l'ha visto, Martina Rossi e l'imputato assolto: «Ora sarà contenta». La rabbia dei genitori: «Non deve nominarla»

Secondo la sentenza d'appello Martina Rossi si sarebbe buttata dal terrazzo dell'hotel di Palma di Maiorca dove era in vacanza. A Chi l'ha Visto? la rabbia dei genitori della ventenne caduta nel vuoto nove anni fa dopo l'assoluzione dei due imputati aretini, Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni, accusati di violenza sessuale e di aver causato la morte della giovane in conseguenza di un altro delitto. La trasmissione manda in onda le parole di Vanneschi subito dopo la sentenza di assoluzione:  «Ho pensato subito a Martina perché sarà contenta, finalmente è venuta fuori la verità».


Parole che i genitori prendono come un insulto. Ospiti in studio, ribadiscono che la figlia non avrebbe mai potuto togliersi la vita. «Per chi l'ha conosciuta - ricorda il papà - era un'espressione di freschezza. Era venuta anche molto bella e faceva della riservatezza il suo modo di vivere. Se si prende il suo Facebook si vede che non c'è una parola fuori posto. Sapeva scrivere, disegnare, andava a nuotare. Aveva avuto solo una delusione d'amore». 

Sono le parole di Vanneschi a scatenare la reazione della madre: «Fossi stata in aula avrei tirato uno strillo, lui non ha mai parlato. Viene a dire una cosa del genere, che non nomini più il nome di mia figlia. È stato uno schiaffo in faccia». «Ho voluto sempre rimanere in silenzio per una forma di rispetto nei confronti dei genitori e di trovare la serenità. Io sono innocente», ha dichiarato il 29enne. Il suo legale Stefano Burricchi ha sottolineato che sono stati assolti perché il fatto non sussiste: «Abbiamo lottato contro tutto e contro tutti, contro i giornali e l'intervento del ministro della Giustizia. Ritengo che questo processo poggiasse su nulla, sono due persone innocenti che sono state per nove anni additate come assassini e stupratori e oggi vengono assolte dai due capi di imputazione».

La Corte d'Appello di Firenze ha ribaltato la sentenza di primo grado e quindi la condanna a sei anni. L'intercettazione ambientale in cui per la prima volta avevano parlato di violenza sessuale e i post su Facebook dopo la morte di Martina avevano incrementato i sospetti su di loro. Avevano deciso di continuare la vacanza e pubblicato frasi come «Qui abbiamo lasciato il segno». Erano insieme a Martina il giorno della caduta, nella loro stanza d'albergo. Per l'accusa, la ragazza è precipitata nel tentativo di sfuggire a uno stupro, per i ragazzi era impazzita, li aveva aggrediti e poi si era gettata di sotto. «La verità - conclude il papà - è che Martina voleva vivere»

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