domenica 31 luglio 2022

Silvia Provvedi, Giorgio De Stefano condannato a 12 anni di carcere: ecco la sua reazione social

Silvia Provvedi di nuovo sotto i riflettori. Dall'arresto del fidanzato e padre di sua figlia Nicole, Giorgio De Stefano, sono passati più di due anni e adesso si è concluso il processo a Reggio Calabria con una vera e propria doccia fredda. Giorgio "Malefix" De Stefano è stato condannato a 12 anni e 9 mesi di carcere. E la cantante del duo Le Donatella ha voluto commentare la vicenda a modo suo. 

L’accusa aveva chiesto per De Stefano 20 anni di reclusione, ma alla fine ne dovrà scontare 12 e 9 mesi. E Silvia Provvedi non ha voluto commentare direttamente la sentenza, ma nelle storie su Instagram del duo Le Donatella ha solo pubblicato uno scatto di lei con la figlia avuta da De Stefano, con un messaggio accompagnato da un cuore rosso, «Il tuo sorriso. La mia vittoria».

La piccola Nicole nata con il padre in carcere

Il 41enne è stato arrestato a giugno 2020, ed è finito in carcere. La piccola Nicole è venuta alla luce un mese dopo il suo arresto, ed è cresciuta in questi prima anni di vita insieme alla mamma e alla zia, Giulia Provvedi, che sui social condividono le immagini della piccola. «Al mio compagno Giorgio rinnovo sempre di più il mio amore e la mia vicinanza», aveva scritto Silvia Provvedi su Instagram nel giorno del parto nell'ultima foto che è stata pubblicata sul suo profilo.

martedì 26 luglio 2022

Bilbao, urla e sputi alla polizia spagnola: «Sono italiano, non picchiarmi». Il video choc diventa un caso

Urla, sputi e riprese confuse, che raccontano una notte da dimenticare. Nelle ultime ora sta circolando sui social un video, girato da un italiano in vacanza a Bilbao, per raccontare (a suo dire) il comportamento oppressivo della polizia del luogo. «Sono italiano, non mi picchiare», dice più volte, mentre riprende un ragazzo messo faccia al muro, in una scena che è già diventata un caso. 

Non è chiaro quando sia stato girato il video, né cosa abbia innescato l'alterco con la polizia basca. Stando a quanto riportato dalla pagina "Welcome to Favelas" che ha pubblicato il video, la famiglia italiana protagonista della scena si sarebbe rifiutata di mostrare i documenti, scatenando la reazione dura della polizia. «Guardate cosa fanno, guardate cosa fa la polizia», urla più volte chi sta facendo le riprese, mentre gli agenti trattengono una persona e provano ad allontanare l'autore del video per evitare che filmi la scena. «Non spingermi, non spingermi», urla ancora l'italiano. Circa otto minuti di riprese molto confuse, ma dalle quali si capisce perfettamente l'agitazione e la drammaticità del momento.

Lo spunto e le manganellate

«Non faccio niente, siamo qua in vacanza. Non parlo spagnolo», si sente dire da una signora (presumibilmente la madre dei ragazzi), che nel frattempo ha preso il cellulare per riprendere anche lei quello che sta accadendo. E ancora: «Non devi toccarlo! Non lo tocchi! Ha 15 anni, co*lione! Siete malati, fate schifo!», urla la donna, quando un poliziotto si avvicina ad uno dei ragazzi. Dopo i primi minuti concitati, la situazione sembra tornare sotto controllo, per poi degenerare definitivamente quando uno degli italiani lancia uno sputo verso i poliziotti. A questo punto intervengono altri agenti, che tirano fuori i manganelli. «Perché mi hai picchiato, co*lione! Sono italiano», dice l'autore del video, mentre in sottofondo si sente il pianto disperato di un'altra persona. Non è chiaro se gli agenti abbiano davvero usato i manganelli per allontanare le persone. Il video termina quando il gruppo decide di darsi alla fuga.

Chiara Gualzetti, il selfie in carcere del killer e gli insulti. L'ira del papà: «Cosa festeggi?»

Chiara Gualzetti, l'offesa alla sua memoria (e alla giustizia) arriva direttamente dal killer e da un suo amico. La ragazza di 16 anni fu uccisa il 27 giugno dell'anno scorso, dopo essersi data appuntamento con un coetaneo. Oggi l'adolescente, che ha 17 anni, si trova nel carcere minorile del Pratello, a Bologna, e proprio in questi minuti, nel Tribunale per i minorenni, è in corso un'udienza del processo.

L'omicidio di Chiara Gualzetti

Chiara Gualzetti, 16 anni, era uscita di casa il 27 giugno 2021 a Valsamoggia (Bologna). Doveva incontrare un amico, ma non è mai tornata a casa: fu trovata morta, uccisa a coltellate, in un parco non distante dalla sua abitazione. Per l'omicidio è imputato Andrea, il coetaneo che l'adolescente doveva incontrare: l'accusa è di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dai futili motivi e dalla minore età della vittima. 

Il selfie dal carcere e gli insulti a Chiara

Vincenzo Gualzetti, il papà di Chiara, ha denunciato ai carabinieri quanto accaduto sui social. Un selfie di Andrea, insieme a un altro giovane detenuto, è stato pubblicato su Instagram. I due ragazzi appaiono sorridenti e fanno con le dita la 'V' in segno di vittoria. «Riconosco l'omicida di mia figlia, che fa il segno della vittoria. Perché girano cellulari dentro il Pratello?», si chiede, legittimamente, il padre di Chiara. E come se non bastasse, tra i commenti sono spuntate offese alla memoria di Chiara. Ad alcuni utenti che insultavano e criticavano il presunto omicida di Chiara, un amico ha replicato così: «Fatevi i c***i vostri, non sapete niente. Se avete le palle, entrate qua da noi in carcere, siete bravi a giudicare ma non sapete niente. Se sei così depressa da chiedere a uno di ammazzarti, c***I tuoi». E ancora: «Sì, sì, parlate, ci stiamo facendo una bella galera». Con tanto di emoji con gli occhi a cuore.

«Se avessero scritto qualsiasi altra cosa, forse ci sarei passato sopra. Ma non accetto dare della depressa a Chiara: lei era piena di vita, l'allegria fatta persona. Quelle frasi sono offensive, sia per la memoria di mia figlia che per chi davvero soffre di depressione e ha bisogno di aiuto. La depressione è solo l'ultima giustificazione inventata da chi l'ha ammazzata, come la storia del demone che gli avrebbe ordinato di farlo» - si chiede il papà di Chiara - «In questo momento lo sdegno prevale sul dolore: ma cosa hai vinto, che cosa festeggi? E come è possibile che in carcere si usino i cellulari?».

Le indagini sul caso

Dopo la denuncia del papà di Chiara, sono già partite le prime indagini interne al carcere minorile del Pratello. Oltre al selfie, ci sarebbe anche un breve filmato girato e diffuso proprio dal carcere bolognese. La Procura minorile, guidata da Silvia Marzocchi, sta indagando sul caso: a quanto pare, foto e video sarebbero stati pubblicati da un tablet messo a disposizione per i giovani detenuti. I tablet dovrebbero essere utilizzati per le videochiamate con i parenti (che dall'inizio della pandemia sostituiscono i colloqui) e per lezioni ed esami universitari. Molto probabilmente, c'è stato un uso improprio di quel dispositivo.

L'udienza

Proprio in questi minuti si sta tenendo una nuova udienza del processo a carico del 17enne. L'ultima perizia psichiatrica, disposta dal gup Anna Filocamo, ha confermato che Andrea era capace di intendere e di volere. E che quindi l'omicidio sarebbe stato un gesto lucido e premeditato, che non ha nulla a che vedere con quanto riferito agli inquirenti dall'adolescente: «La voce di un demone nella testa mi ripeteva di ucciderla».

Nell'aula di tribunale c'è ovviamente anche Vincenzo Gualzetti. Che alla vigilia dell'udienza aveva anche spiegato: «Ci aspettiamo una giustizia esemplare per la mia bambina e che sia un monito per tutti i ragazzi convinti di restare impuniti. Sarebbe il punto di partenza per realizzare qualcosa in sua memoria, lottare per ottenere modifiche alle leggi in caso di reati gravi: serve un metro di giudizio diverso».

giovedì 21 luglio 2022

Tatuaggi e operazioni, si trasforma in "Black Alien", poi la beffa: «Non trovo lavoro, le persone mi giudicano»

Un uomo che ha intrapreso un progetto di modifica del corpo per diventare un "alieno nero" ha parlato del lato oscuro della sua estrema trasformazione: la difficoltà nel trovare lavoro. Anthony Loffredo, questo il nome del "black alien" che ha raccontato il suo processo di modifica su Instagram, è facilmente riconoscibile tra la folla: il suo corpo è interamente ricoperto di tatuaggi scuri e sfoggia diversi impianti, tra cui sulla testa e sulle braccia, oltre ad avere i bulbi oculari iniettati di inchiostro e la lingua biforcuta. 

Di orgine francese, Loffredo ha iniziato a creare il suo look da rettile all'età di 27 anni e nell'arco di sette anni è riuscito a raccogliere 1,2 milioni di follower sui social. Ora, nonostante abbia contemplato ancora più interventi chirurgici e modifiche del corpo, Black Alien ha messo in guardia gli altri dal seguire le sue orme. «Questo tipo di cambiamento non è solo un tatuaggio, è qualcosa di più grande», ha sottolineato, parlando al podcast Club 113. «Non riesco a trovare un lavoro, ci sono molte cose negative. Potrebbe essere positivo perché ti fa sentire meglio, ma devi sapere che c'è anche un lato oscuro». In un'altra parte dell'episodio del podcast, il francese ha raccontato di come le persone attraversino persino la strada per evitarlo, ammettendo che molti non capiscono il suo progetto. Ha detto: «È una lotta tutti i giorni, perché ogni giorno trovi nuove persone che non capiscono, che vogliono giudicare. È la vita, non tutti capiscono tutto. Come me, non capisco molte cose di molte persone. Non puoi giudicare qualcuno, nessuno sa cosa c'è nella testa di qualcuno, perché lo stanno facendo, devi parlare con questa persona».

La trasformazione e la normalità

Per ottenere la sua immagine extraterrestre, Anthony si è fatto amputare due dita sulla mano sinistra, così come le orecchie, e ha oltre 40 impianti nella sua testa. Ma, nonostante il suo aspetto radicale, l'appassionato d'arte ha sottolineato che vuole essere trattato come tutti gli altri. Ha sottolineato: «Sono un ragazzo normale, lavoro, ho una famiglia... Mi piace essere guardato come un ragazzo normale con un lavoro, una famiglia, un'amica, una ragazza, tutto questo. Questo è ciò che mi rende normale».

Omicidio di Anzio, il 21enne confessa: «Ho ucciso io il pugile, mio fratello non c'entra»

«L'ho accoltellato io, ho fatto tutto da solo, mio fratello non c'entra niente. È stata una disgrazia». Sono le parole pronunciate durante la lunga confessione davanti al sostituto procuratore della Repubblica di Velletri che, insieme agli investigatori delle sezione omicidi della squadra mobile, ha interrogato il 21enne Adam Edrissi, costituitosi martedì sera insieme al fratello Ahmed presso i carabinieri della stazione Gianicolense. Il giovane è accusato di omicidio volontario mentre il fratello di concorso.

I due si sentivano braccati dagli agenti del commissariato di Anzio che, dopo l'omicidio del 25enne Leonardo Muratovic avvenuto sabato notte nella zona della movida, gli davano la caccia. Gli agenti li avevano identificati grazie alle immagini delle telecamere di videosorveglianza.

L'accoltellamento mortale del pugile era avvenuto sotto gli occhi di decine di testimoni che avevano riconosciuto i fratelli. Il padre della vittima era stato arrestato poche ore dopo per aver accoltellato a sua volta i due buttafuori del locale dove è iniziata la rissa, fuori al commissariato di Anzio, dove i due erano stati convocati. Gli arrestati erano residenti nel quartiere dello Zodiaco, una zona nell'entroterra del litorale dove l'illegalità è fuori controllo da anni. Un territorio oramai in mano a bande di stranieri, rom, nordafricani e criminali dell'Est che hanno occupato le abitazioni. Proprio in quei palazzi, dove ieri mattina sono stati effettuati dalle forze di polizia alcuni censimenti, Adam e Ahmed Edrissi passavano parte delle loro giornate a bivaccare e vivere di espedienti.

Il movente poco chiaro 

A fare da sfondo all'efferato omicidio, di cui il movente è ancora poco chiaro, storie di droga e di usura. Anche Adam, infatti come Leonardo era un pugile dilettante che, spesso veniva ingaggiato come picchiatore. Secondo chi indaga uno dei moventi potrebbe essere proprio legato al fatto che i due buttafuori, per allontanare Muratovic dal locale Bodeguita, si fossero rivolti agli Edrissi. Si cerca ancora l'arma del delitto.

lunedì 18 luglio 2022

Donna sbranata dal pitbull di famiglia, ferito il compagno che aveva tentato di soccorrerla

Aveva compiuto 43 anni appena due settimane prima, ma la sua vita è stata tragicamente stroncata dal suo stesso cane di famiglia. L'animale, un American Bully di taglia grande fuori controllo, l'ha sbranata e ha ferito in modo grave il compagno, che aveva tentato disperatamente di difenderla. Lascia due figli e due nipoti, oltre ad un terzo in arrivo.

Sbranata dal cane di famiglia, ferito grave il marito

La tragedia è avvenuta nella tarda serata di venerdì scorso a Rotherham, nel Regno Unito. Il cane, improvvisamente fuori controllo, ha attaccato Joanne Robinson, giovane madre di due figli. Il compagno, Jamie Stead, ha cercato di allontanare l'animale ma è stato attaccato anche lui. L'uomo ha riportato ferite gravi alle mani, al volto e all'addome. La coppia aveva due cani: Rocco, l'American Bully responsabile della morte di Joanne, e una femmina di nome Lola. Entrambi i cani sono stati soppressi nella giornata di ieri, come riporta anche Metro.co.uk. Il compagno di Joanne è ancora ricoverato in ospedale, in gravi condizioni.

La madre: «Spero non abbia sofferto troppo»

Il Sun ha riportato le parole di Dotty Robinson, la madre di Joanne. «Tutta la nostra famiglia è ancora sotto choc, facciamo fatica a credere a cosa sia accaduto. Tutti devono sapere quanto amassimo Joanne. Spero solo che tutto questo sia accaduto rapidamente e che mia figlia non abbia sofferto troppo» - spiega l'anziana - «Rocco era un cane enorme, delle dimensioni di un leone, ma era sempre stato mansueto e assolutamente controllabile. Non riesco a spiegarmi cosa sia potuto accadere. Forse è impazzito per il caldo».

Il dolore dei figli

In tanti, dopo la tragedia, hanno lasciato fiori e biglietti fuori dalla casa di Joanne. C'è anche quello dei due figli della donna, avuti quando Joanne era ancora molto giovane: la primogenita Elle, che ha 24 anni, e Dillon, che ne ha 19. «Mamma, ti vogliamo bene e ci manchi», hanno scritto in un messaggio i figli di Joanne. 

Dillon, che aveva fatto diventare Joanne anche nonna, ha scritto su Facebook: «Ricordiamola come una pazza ma amorevole madre, figlia, amica, sorella, zia, nonna. Lei era molto più che una mamma, era la mia migliore amica, sempre pronta ad aiutare me e chiunque avesse bisogno. Sapeva sempre come farmi ridere, era una nonna fantastica ed ora che aspettiamo il nostro terzo figlio è un dolore immenso sapere che non si conosceranno. Ora facciamo fatica ad accettare un simile dolore, ma grazie alla vostra vicinanza lo supereremo e ci impegneremo a mantenere vivo il suo ricordo. Ti voglio bene mamma. Per sempre 43enne, vola alto, angelo mio».

Una comunità in lutto

Il dolore, oltre alla famiglia, ha colpito anche un'intera comunità. John Allerton, 69enne vicino di casa, minatore in pensione, è ancora sotto choc e continua a ripetere: «Una tragedia, una vera tragedia». Un'amica di Joanne, invece, ha commentato: «Sono devastata, lei era una donna meravigliosa e la sua famiglia è fantastica».

venerdì 15 luglio 2022

Ivana Trump, com'è morta la ex moglie di Donald. «Le ultime ore al ristorante. Sembrava stanca»

Aveva cenato nel suo ristorante preferito, non lontano da casa. Ivana Trump è morta poco dopo nel suo appartamento a New York ed è stata trovata senza vita a causa di un arresto cardiaco. Secondo il The Sun, aveva trascorso un paio d'ore in un locale dove però l'ex moglie di Donald non aveva accusato particolari malesseri.

E sono stati proprio i proprietari dell'Altesi Restaurant, un ristorante di cui Ivana Trump era cliente affezionata, a raccontarlo al Sun: «Come sempre mi ha chiesto come stavo, lei ci ha sempre sostenuto, e abbiamo avuto una conversazione normalissima, come quasi ogni volta che l'ho vista - ha spiegato Paola Alavian -. Non pensavo avesse problemi di salute, sembrava forse un po' stanca, ma per il resto sembrava a posto. Sono un po' sotto choc in questo momento, abbiamo visto un gran fermento sotto il suo appartamento, ma non abbiamo capito subito cosa fosse accaduto. Era davvero una persona meravigliosa». 

L'annuncio di Donald Trump

Ivana Trump è morta ieri all’improvviso all’età di 73 anni per un arresto cardiaco nell’appartamento dell’Upper East side di Manhattan nel quale viveva. I paramedici hanno risposto all’allarme lanciato dall’abitazione sulla 64° strada, ma quando sono arrivati sul luogo non hanno potuto che constatare il decesso. «Sono profondamente rattristato nell’annunciare a tutti quelli che la amavano, e ce ne sono così tanti, che Ivana è morta nella sua casa», ha scritto l’ex marito, a commento della notizia in un messaggio sulla piattaforma Thruth Social, con la quale comunica dopo essere stato estromesso da Twitter: «Lei era una donna stupenda, meravigliosa e bella, e ha condotto una vita che è fonte di ispirazione per molti. La sua gioia e il suo orgoglio erano i nostri tre figli Donald Jr, Ivanka ed Eric. Lei era molto orgogliosa di loro, e noi lo eravamo di lei. Riposa in pace, Ivana».  Si era sposata quattro volte, l’ultima con l’italiano Rossano Rubicondi. 

mercoledì 13 luglio 2022

Pippo Franco ricoverato in ospedale: malore nella notte. «Sta meglio»

Paura per Pippo Franco. Il comico tra i simboli del Bagaglino sarebbe infatti ricoverato a Roma, al Policlinico Gemelli: secondo quanto riporta l'agenzia ANSA, Pippo Franco avrebbe accusato un malore nella notte e gli sarebbe stato diagnosticato un Tia (attacco ischemico transitorio).

Stando a quanto si apprende le sue condizioni, pur gravi, non desterebbero particolare preoccupazione: l'attacco subìto si sta infatti risolvendo. Le sue condizioni di salute sono definite discrete. L'attore comico dovrebbe lasciare il Gemelli entro la fine di questa settimana.

martedì 12 luglio 2022

Il prof di ginecologia tocca il seno alla studentessa: «Perché, non posso?». Le denunce da due ragazze

Scandalo a sfondo sessuale all'Università La Sapienza di Roma. Un ex docente di ginecologia e ostetricia, ora in pensione, è stato rinviato a giudizio con l'accusa di molestie sessuali ai danni di due studentesse.



Molestie sessuali alla Sapienza, il docente e l'impiegata a processo

A spiegare l'accaduto è Erika Chielli per Il Messaggero. Gli episodi incriminati risalgono al settembre 2018, quando Vincenzo Aleandri, 68 anni, avrebbe palpeggiato il seno di una studentessa. La ragazza, in aula, ha raccontato: «L'ho spinto via e gli ho detto: "Professore, ma che fa? Mi tocca il seno?". E lui mi ha risposto: "Perché, non posso?"». Ma non si tratterebbe dell'unica, presunta vittima. Le ragazze, difese dagli avvocati Patrizio Leopardo e Luigi Ferrante, hanno raccontato la loro versione dei fatti. Un'altra studentessa ha spiegato: «Non volevo più andare all'università, ho saltato il tirocinio per tre settimane, avevo l'ansia e mi sentivo in colpa». Insieme all'ex docente, a processo è finita anche una dipendente della Sapienza, la 55enne Franca Silvestri, accusata di favoreggiamento: la donna avrebbe mentito all'autorità giudiziaria per proteggere Aleandri, sostenendo di aver assistito a semplici colloqui tra studentesse e insegnante.

Le ragazze hanno spiegato per filo e per segno la propria versione dei fatti. Dopo l'esame di ostetricia, sostenuto solo con Aleandri anche se i docenti dovevano essere in tre, una studentessa aveva chiesto spiegazioni sul voto. «L'esame era andato bene, ma avevo risposto male a una delle domande ed avevo chiesto un chiarimento. Mi ha detto di andare in un'altra stanza, lo stanzino relax, perché non aveva sentito bene» - il racconto della giovane - «L'ho seguito e una volta lì, all'improvviso, mi ha tirato la canottiera e mi ha stretto il seno. La domanda dell'esame era su una patologia di cui soffro, ho chiesto chiarimenti parlando del mio problema e lui ha motivato il suo gesto legandolo a questo. Mi ha detto che dovevo approfondire».

La ragazza, dopo l'accaduto, si era chiusa in un doloroso silenzio, provocato anche dall'ansia sempre più grande. Poi, un giorno, aveva sentito un'altra studentessa che raccontava alla coordinatrice di corso di essere stata molestata da Aleandri. Le due giovani a quel punto si erano confrontate, presentando prima un esposto all'università e poi denunciando l'accaduto alle autorità.

Molestie sessuali alla Sapienza, il secondo episodio

La seconda ragazza ha raccontato invece di essere stata molestata meno di un mese dopo dal primo episodio. Durante un turno di tirocinio, in un corridoio del Policlinico Umberto I, Aleandri si sarebbe avvicinato alla giovane con la scusa di vedere insieme gli argomenti di alcune lezioni. «Mi ha messo una mano sulla guancia, ha detto che ero bella e mi ha palpato il seno. Ero pietrificata, ma l'ho spinto via» - il racconto della studentessa al giudice - «Una volta avevo bisogno che firmasse il foglio delle presenze per il tirocinio. La firma era troppo lunga e gliel'ho fatto notare. Mi ha risposto: "Ti stai riferendo alla firma o alla grandezza del mio p..?"».

Entrambe le studentesse hanno dichiarato di aver avuto problemi psicologici dopo le molestie: una ha preso tranquillanti, l'altra ha saltato diverse lezioni e seguito una terapia psicologica. Nessuna delle due presunte vittime ha spiegato di aver mai visto Franca Silvestri durante gli episodi incriminati, contrariamente a quanto riferito dall'imputata.

lunedì 4 luglio 2022

«Speriamo che arrivi Putin così fa 'na pulita»: insulto omofobo al bacio gay, Loredana Bertè risponde così

«Speriamo che arrivi Putin così fa 'na pulita». Nel giorno in cui l'onda del Pride ha colorato l'Italia con sfilate e cortei, a conclusione del mese internazionale dedicato ai diritti della comunità Lgbtqi+, Loredana Bertè ha pubblicato sui suoi profili social la risposta a un insulto omofobo apparso come commento alla foto di un bacio tra quelli che sembrano essere due uomini appena uniti civilmente. 

L'immagine del momento di festa è sporcata dalle parole crudeli: «Prendete due corde e appendetevi allo stesso albero tutti e due». Per poi auspicare l'arrivo di Putin a dare una "pulita". Parole alle quali replica la rocker che non ha mai negato il suo supporto alla causa arcobaleno. «Gabriele», scrive rivolgendosi al commentatore, «ti dico una cosa, bello: se arrivasse Putin tu nemmeno più questi commenti incommentabili potresti scrivere e allora poi come sfogheresti tutta la tua frustrazione, una volta oscurati i social? Pensaci, leone da tastiera...».

domenica 3 luglio 2022

Michele e Lara, travolti e uccisi da un furgone in sorpasso: tragedia in vacanza in Croazia

Si trovavano in Croazia, nell'Istria centrale, ma la loro vacanza si è trasformata in un dramma. Michele Polesello, 46enne di Oderzo, e Lara Bisson, 39 anni di Noventa Vicentina, sono morti dopo essere stati travolti da un furgone in sorpasso, mentre viaggiavano per le strade della Croazia a bordo di una moto. Lui è morto sul colpo, lei dopo un giorno di agonia non ce l'ha fatta.

L'incidente, spiega Il Gazzettino, è avvenuto venerdì intorno alle 13.25 vicino Beram. I due italiani viaggiavano su una moto Bmw che è stata centrata da un furgone Iveco che viaggiava in direzione opposta sulla statale: al volante c'era un 58enne croato, che all'altezza della curva si era messo a superare una fila di veicoli, nonostante il divieto di sorpasso e la visibilità pari a zero. Poi lo schianto frontale, violentissimo.

Le autorità croate hanno aperto un’inchiesta: il conducente del furgone verrà denunciato. Il procuratore, scrive Il Gazzettino, ha disposto l’autopsia sulle salme e tutti gli accertamenti di rito. Michele, nato a Pordenone, aveva vissuto a Oderzo fino a qualche anno fa, in via Manin dove il suo nome è ancora stampato sul campanello del condominio al civico 21. Negli ultimi tempi si era trasferito a Jesolo e lavorava alla Arrex di Mansué, azienda specializzata nella produzione di cucine. Lara invece era originaria di Noventa Vicentina. Laureata allo Iuav di Venezia, lavorava come commercial interior designer al Distretto Creativo di Torri di Quartesolo. 

sabato 2 luglio 2022

Mascherine, Bassetti snobba il premio Nobel Parisi: «Come ai Mondiali, tutti commissari tecnici...»

In questi due anni di pandemia di Covid-19 gli esperti ci hanno abituato a dividersi spesso sulle misure di contenimento del virus, tra mascherine al chiuso e all'aperto, Green pass, obbligo vaccinale e chi più ne ha più ne metta. Oggi arriva un nuovo capitolo di questa eterna lotta: da un lato Matteo Bassetti, infettivologo del Policlinico San Martino di Genova, dall'altra addirittura un premio Nobel come Giorgio Parisi. «È assurdo che nell'incontro fra governo e parti sociali si sia ridotto l'obbligo della mascherina: non è sensato ridurre le protezioni sanitarie in un momento in cui l'epidemia di Covid-19 sta aumentando in modo esponenziale», le parole di Parisi, che si dice perplesso sull'accantonamento delle mascherine delle ultime settimane nonostante i contagi siano in forte risalita.

Bassetti snobba Parisi: «Tutti commissari tecnici»

E Bassetti, prima su Twitter poi in alcune dichiarazioni all'Adnkronos Salute, non è d'accordo. «Il Nobel Parisi dice che è 'assurdo ridurre l'obbligo della mascherina'. Io penso che l'oscillazione del neutrino non sia un fenomeno quantomeccanico per cui un neutrino, creato con un certo sapore, non può assumere un sapore diverso al passare del tempo. È la mia opinione…», scrive su Twitter. Un modo scherzoso per invitare tutti a parlare di argomenti di cui hanno conoscenza specifica, spiega poi all'Adnkronos: «È un po' come quando, durante i Mondiali o gli Europei di calcio, tutti fanno la formazione, sono tutti Ct - sottolinea Bassetti - Tutti dicono 'deve giocare tizio o caio', senza nessuna competenza. Il mio è un richiamo forte alle competenze». «Nutro un rispetto straordinario per il fisico, un orgoglio nazionale - precisa l'infettivologo - ma qualche volta si può anche dire che non si risponde di argomenti non conosciuti». Per Bassetti «è assurdo quello che sta succedendo in Italia», dove di mascherine soprattutto «parlano veramente tutti, come grandi esperti».

Il premio Nobel Parisi: «Contagi in crescita esponenziale»

Le parole di Parisi all'ANSA si riferiscono alla decisione presa il 30 giugno nel Protocollo di aggiornamento delle misure anti-Covid negli ambienti di lavoro e reso noto dal ministero del Lavoro dopo il confronto con i ministeri di Salute e Sviluppo economico, Inail e parti sociali. L'epidemia di Covid-19 in Italia è entrata in una «zona di chiaro aumento esponenziale solido e costante da quasi due settimane», aggiunge Parisi, che sta seguendo l'andamento della pandemia fin dagli inizi. «Ci troviamo in una situazione seria, nella quale i casi raddoppiano in poco più di dieci giorni e cominciano ad avere effetti anche sui ricoveri, che fra 10 giorni potranno superare i 10.000 nei reparti ordinari, mentre gli ingressi nelle terapie intensive sono raddoppiati rispetto a un mese fa». È possibile quindi, che gli ospedali possano tornare «in una situazione di sofferenza».

In questo momento, ha osservato Parisi, «non è possibile capire quanti siano i casi reali perché in molti fanno il test a casa e non figurano quindi nelle statistiche»; a questi, si sommano i casi asintomatici, che «nessuno è in grado di stimare quanti siano davvero». Come indicano alcune stime, è possibile che i casi reali siano più numerosi di un fattore 2 o 3, vale a dire che potrebbero essere fra 200.000 o 300.000 al giorno, osserva il Nobel. È difficile, di conseguenza, riuscire a prevedere l'andamento dell'epidemia: «se la crescita dovesse continuare con questo ritmo, a fine luglio potremmo avere fino a 3 milioni di casi al giorno, dopodiché la crescita dovrà rallentare. Il problema - rileva - è quanto in alto potrà fermarsi». A preoccupare, infine, è il persistere dei sintomi per lunghi periodi in alcune persone, il cosiddetto Long Covid,e secondo Parisi «la circolazione elevata del virus potrà portare anche all'aumento dei casi di Long Covid».

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