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martedì 27 aprile 2021

Avellino, le chat dei fidanzati-killer prima del delitto: «Quando li uccidiamo? Lo faccio perché li odi»

Elena e Giovanni si sarebbero scambiati dei messaggi prima di uccidere il padre di lei, Aldo Gioia. La coppia di fidanzati è entrata nella casa di famiglia ad Avellino e ha accoltellato l'uomo. Le sue grida hanno svegliato il resto della famiglia che ha chiamato i soccorsi, facendo così saltare il piano dei due fidanzati che era quello di uccidere tutti.

I due fidanzati sono stati arrestati e ora stanno andando avanti le indagini per comprendere meglio la dinamica dei fatti. Sono emerse anche delle chat della coppia, come riporta il Corriere della Sera, conversazioni avvenute pochi giorni prima del delitto in cui Elena scrive al fidanzato «Quando li uccidiamo?», ripetendogli poco dopo la stessa frase e ricevendo in risposta da lui un «Lo faccio perché li odi». Proprio Giovanni subito dopo l'arresto ha puntato il dito contro la fidanzata dicendo che lo avrebbe costretto a compiere il delitto. Una versione dei fatti che la famiglia di lei non accetta, il fratello del padre di Elena la descrive come una ragazza speciale che sarebbe stata plagiata. 

martedì 20 aprile 2021

Genova, Roberta muore dopo l'asportazione del neo in un agriturismo: arrestati medico e "santone" accusati anche di violenza sessuale

Avrebbero causato la morte di una ragazza dopo l'asportazione di un neo, morte avvenuta in ottobre al S.Martino di Genova. I carabinieri di Genova hanno arrestato il dirigente medico di chirurgia generale di un ospedale bresciano e il presidente e guida spirituale di un centro olistico, accusati di omicidio volontario con dolo eventuale, violenza sessuale e circonvenzione di incapaci.

Secondo le indagini, alla ragazza, che frequentava il centro, il medico aveva asportato un neo operando nell'agriturismo gestito dal 'santone' senza i dovuti accertamenti istologici. Dopo l'asportazione, si sarebbero sviluppate numerose metastasi. 

La vicenda

Si chiamava Roberta Repetto, ed era figlia dell'ex sindaco di Chiavari Renzo Repetto, che ha guidato la cittadina del Tigullio dal 1989 al 1993, la ragazza operata per un neo nel centro olistico 'Anidrà di Borzonasca (Genova) e morta all'ospedale San Martino. Per la sua morte sono stati arrestati stamani il 'santonè del centro, Paolo Bendinelli e il dottor Paolo Oneda, dirigente di Chirurgia generale dell'ospedale di Manervio, che l'aveva operata al centro (foto, sotto).

Secondo quanto ricostruito dai carabinieri dopo l'intervento, avvenuto sul tavolo della cucina e senza anestesia, Bendinelli e Oneda avrebbero prescritto alla donna «tisane zuccherate e meditazione». Alla comparsa dei dolori e del primo linfonodo «i due avrebbero omesso di indirizzarla verso specifiche cure mediche», tranquillizzandola sulla sua guarigione. Quando è comparso il secondo linfonodo «le hanno detto che era segno della risoluzione del conflitto» e che «stava drenando la parte tossica». Le condizioni della donna sono rapidamente peggiorate tanto che su richiesta dei familiari è stata trasferita all'ospedale di Lavagna il primo ottobre 2020 dove i medici hanno diagnosticato «diffuse metastasi» prima di indirizzarla al San Martino di Genova. Qui la donna è morta il 9 ottobre 2020. 

Le perquisizioni al centro olistico 'Anidrà, nell'ambito dell'indagine avviata sulla morte di Roberta Repetto conseguente, secondo gli inquirenti, all'asportazione di un neo avvenuta nella cucina, sono state estese a tutti gli aspetti funzionali del centro olistico, con il supporto anche del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro e del Nas di Genova per le competenze specifiche, e della Guardia di Finanza di Chiavari per gli aspetti fiscali. I carabinieri di Genova, inoltre, invieranno le «dovute comunicazioni» agli Ordini dei Medici ai quali erano iscritti il dottor Paolo Oneda, dirigente di Chirurgia generale dell'ospedale di Manerbio, arrestato stamani assieme al 'santonè del centro Paolo Bendinelli, e la psicologa indagata, per «le misure ritenute opportune». 

sabato 25 luglio 2020

Carabinieri arrestati, in manette anche la compagna di Montella: «Amore lo abbiamo massacrato»

Anche la compagna di Giuseppe Montella è finita in manette nell'inchiesta che ha visto l'arresto di sei carabinieri e il sequestro di una intera caserma a Piacenza. Maria Luisa Cattaneo, la compagna dell'appuntato napoletano leader del gruppetto di militari accusati di pestaggi, estorsioni, spaccio e anche di tortura, è finita ai domiciliari perché accusata di aver aiutato il 37enne nell'approvvigionamento della droga. Inoltre nelle intercettazioni, scrive Repubblica, parlava anche lei di soldi e droga.


«La personalità dell'indagato rivela come egli abbia la profonda convinzione di poter tenere qualunque tipo di comportamento, vivendo al di sopra della legge e di ogni regola di convivenza civile», la descrizione di Montella data dal gip di Piacenza, Luca Milani. Un uomo che «non mostra paura di nulla ed è dotato di un carattere particolarmente incline a prendere parte ad azioni pericolose e violente».

Dalle foto su Facebook, a bordo piscina della sua villa, sembra un padre affettuoso, sempre sorridente, amante della famiglia. E infatti alla famiglia raccontava le sue gesta - lui che definiva il suo gruppo «una associazione a delinquere» e diceva di essere a capo della «piramide» - senza tralasciare i particolari più cruenti. 

Accennando alla moglie di una operazione di servizio appena conclusa, dopo aver sottolineato di essersi stirato un muscolo correndo dietro a uno spacciatore le dice senza problemi: «Amore, però lo abbiamo massacrato». E ancora, sempre parlando con la moglie, raccontando le fasi dell'arresto di un maghrebino, si vanta così: «Questo c'ha fatto penare... Mamma quante mazzate ha pigliato... Abbiamo aspettato là dieci minuti, siamo riusciti a bloccarlo, non parlava, e ha preso subito due-tre schiaffi. Ne ha prese amore... in Caserma, amore! Colava il sangue, sfasciato da tutte le parti. Un ragazzino del '96. Non ha detto 'A'». 

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